Partiamo da San José de Puembo alle 7:30 con un timido sole dietro le nuvole. Per strada altri autobus, camion, auto e moto. Uno dei tantissimi pick-up ci affianca suonando il clacson, ci sorpassa e ci invita ad accostare. Non per un’azione malevola né per un controllo di polizia ma per riconsegnarci l’agenda dimenticata da uno di noi. La giornata comincia così, con una gentilezza.
Arrivati ad Amaguaña al Centro di Sviluppo Infantile della Fondazione “Tierra Nueva” per bambini e ragazzi con disabilità anche gravi di tipo motorio e cognitivo, ci accolgono la Direttrice Marcela Cruz ed Elena Leon, Direttrice dell’area sociale.
Il centro ospita ragazzi dai 5 ai 29 anni che vengono da famiglie molto povere e fragili dell’area sud di Quito.
Tierra Nueva è l’unica opportunità che hanno per ricevere un supporto e abilitarsi: il centro – come ci racconta Elena – non è pensato come una guarderia (ovvero un luogo dove “depositare” i propri figli), piuttosto è un luogo dove i ragazzi imparano ad acquisire indipendenza e autonomia. Se i ragazzi restassero qui per sempre sarebbe un fallimento, invece è fondamentale restituirli alla vita nella loro quotidianità e all’interno della loro comunità.
Il 65% delle persone che lavorano qui sono donne, a partire dal direttivo. Nelle aule ci sono almeno 3 assistenti e responsabili che seguono i bambini e i ragazzi e ogni attività è scandita in modo da dare loro abitudini, amore ma anche tanto divertimento.
I bambini ci accolgono cantando il gioioso inno dell’Ecuador. La giornata per loro inizia alle 7, con il pulmino che passa a prenderli di casa in casa. Alle 8:30 arrivano qui e si inizia la giornata all’aria aperta per fare un po’ di movimento.
Abbiamo l’opportunità di vedere i loro spazi e fare compagnia per qualche ora a questi bambini speciali.
Suddivisi in piccoli gruppi cominciano le loro attività quotidiane che sono rappresentate con immagini sul calendario settimanale. Alcune attività sono comuni a tutti i gruppi, come il movimento all’aria aperta, altre individuali e personalizzate come la fisioterapia, in piccoli gruppi quelle didattico-educative volte ad incrementare l’autonomia di ciascuno e la capacità di collaborare. Sono praticate anche l’idroterapia e l’ippoterapia.
Mi colpisce particolarmente l’attenzione degli educatori per ciascuno dei bambini. Nessuno viene forzato alle attività ma è sempre visto ed eventualmente accompagnato in un’attività alternativa o semplicemente contenuto. Un modo efficace per dimostrare che si può stare insieme anche nella diversità. Mi colpisce anche la responsabilizzazione dei più grandi verso i più piccoli e più in generale la collaborazione tra tutti. Cristian, un giovane di 23 anni che ha frequentato il Centro, adesso lavora qui insieme al suo tutor. Si occupano della coltivazione dei cereali, dei legumi, degli ortaggi e delle galline per la mensa bio e a km 0. Facciamo diretta esperienza della qualità e della bontà dei prodotti mangiando le ottime pannocchie di mais bollite che ci vengono offerte.
Lasciamo il Centro acquistando i braccialetti prodotti dai bambini e ricevendo in dono emozioni, sorrisi e abbracci che non dimenticheremo.
Facciamo una sosta nella filiale di Codesarollo di Latacunga, dove conosciamo i dipendenti, i volontari e anche qualche cliente sorpreso dalla nostra numerosa e rumorosa presenza.
A pranzo a Rumipamba de Las Rosas insieme ai rappresentanti di Codesarollo e della Cooperativa Integracion Indigena, Bepi ci spiega che alle cooperative, che solitamente sono regolari nei pagamenti delle rate, possono essere concessi finanziamenti a tassi relativamente bassi, mentre sono più alti per il microcredito che necessità di maggiori accantonamenti.
Le sofferenze sono soprattutto sulla costa e sono per la maggior parte dovute al pagamento delle vacunas, del pizzo, o a giovani che utilizzano il credito non per l’acquisto di beni per l’impresa ma per pagare i coyoteros cioè gli scafisti verso gli Stati Uniti. Ma non si possono abbandonare zone divenute difficili, non sarebbe coerente con la missione di Codesarollo come non lo è per quella delle BCC.
Dopo pranzo visitiamo la nuovissima sede della Cooperativa Integracion Indigena di Salcedo.
Il Direttore, la responsabile alla clientela e la cassiera sono in abiti tradizionali. Al piano di sopra altre tre persone sono al lavoro nonostante il cantiere per la ristrutturazione della filiale in impeccabili abiti blu. Lavoro in corso di lavori in corso.
Continuiamo poi il nostro viaggio di ricerca di spiritualità incontrando quella di Lorenzo Voltolini nel Monastero di Nuestra Señora del Paraíso. Ci racconta, con sottile ironia, la sua vita da seminarista, parroco, vescovo, arcivescovo e infine monaco. E poi la nascita del monacato, in particolare quello cistercense, con grande competenza. Del suo discorso porto a casa l’invito a riflettere sul silenzio, apprezzato da chi vive e da chi visita un monastero, e sull’obbedienza, la virtù più difficile per un monaco.
Sulla via del ritorno a Salsedo ci sorprende la vista della vetta innevata del Chimborazo tra le nuvole.
Che dire infine della serata, quando assistiamo ad un tardivo recupero dei festeggiamenti del carnevale, con una lunghissima sfilata di carri ricchi di fiori, musica, allegria. Viva Ambato!
Monia Cantini
Banca di Anghiari e Stia
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