Diario del primo giorno: dal parco archeologico di Cochasqui agli incontri con la Cooperativa Pijal, di Ahorro y Credito. I sorrisi delle donne indigene nella Comunità di San Clemente ci hanno accolto.
Il primo giorno l’Ecuador ci accoglie con il senso di questo viaggio. Un viaggio di scoperta, anche interiore, e di riconoscenza.
La scoperta di un popolo accogliente e pieno di dignità, che vive in armonia con una natura generosa e con un sole sempre presente, guida e ispirazione delle giornate, dei mesi, degli anni.
L’Ecuador ha una storia millenaria, un’identità che gli indigeni vogliono conservare e tramandare alle nuove generazioni. Nel parco archeologico di Cochasqui, a 3.100 metri di altezza, si conservano piramidi di terra senza punta del periodo preincasico, con grandi rampe degradanti. Vestigia di riti antichi, di sepolture sacre per affidare i propri cari a una nuova vita, alla madre terra, la Pacha Mama.
Da quassù si apre la vista sulla valle di Quito e sui vulcani e le alture che la circondano. Un senso di pace e di orizzonti verdi che lascia senza fiato, fiato che – per noi, non abituati a queste altitudini – si perde facilmente passeggiando tra i simpatici lama.
Un paesaggio puntellato di serre bianche, custodi di rose bellissime, esportate soprattutto in Russia, Olanda e Italia. L’esempio concreto di come la produzione locale possa dare lavoro e dignità a 30 mila persone. I prestiti di Banco Codesarollo, ci racconta Bepi, sono serviti anche a questo, a dare avvio a piccole produzioni a livello famigliare, giovani che hanno costruito serre per coltivare le rose, dopo aver appreso il mestiere in aziende più grandi.
È questo il tema dominante della nostra tappa successiva, alla Cooperativa Pijal.
Una cooperativa di Ahorro y Credito, risparmio e credito, che ci è raccontata attraverso le parole appassionate della “Presidenta” e del Direttore. Dopo vent’anni di lotta i contadini hanno potuto avere un appezzamento di terra dalla suddivisione dei latifondi, grazie all’aiuto legale e finanziario del FEPP. Con la crisi del 1999 è nata la consapevolezza di dover attivare casse rurali, vicine alla terra e alle persone, in grado di erogare finanziamenti che altrimenti non sarebbero concessi dalle banche di città. “La finanza si fa anche con il cuore”, sono le parole del Direttore, che ci ha presentato una banca di 3.981 soci, con 12 dipendenti e 8 membri del Consiglio di Amministrazione. Una banca che vede il 52,6% dei soci donne e il 47,4% uomini. La stessa maggioranza al femminile si vede nei crediti concessi, il 53,5% alle donne, ma anche nel direttivo, 62,5% composto da donne. A cui aggiungere che il 50% del direttivo ha un’età inferiore ai 29 anni.
Un esempio e uno stimolo per noi del Credito Cooperativo italiano, per il nostro percorso di inclusione delle donne e dei giovani.
I valori e la visione ci accumunano, vanno oltre lo spazio e il tempo, in una evoluzione che ci vede tutti impegnati per il bene delle persone, al centro delle comunità e dei bisogni reali, di lavoro, di rispetto, di dignità. Una missione continua che si basa su un comportamento etico, che ci riassumono così in quechua: ama killer (non essere ozioso), ama lulla (non dire bugie), ama shua (non rubare).
Una evoluzione basata sulla formazione, la mutualità, l’appartenenza ad una rete di cooperative, l’autogestione, la finanza verde, i giovani e la parità di genere. Con la convinzione forte che solo le piccole cooperative di Credito possano mantenere il senso della Comunità.
L’Ecuador è un paese di colori, ai quali, abbiamo scoperto, si attribuisce il senso della vita, del susseguirsi delle stagioni e dei cicli del tempo. I colori sono i protagonisti del mercato artigianale di Otavalo che visitiamo nel pomeriggio. Spezie, stoffe, maglie, borse, amache, tovaglie, gioielli. Un caleidoscopio di colori e materiali locali plasmati dalle mani degli artigiani, di donne e uomini legati alla sapienza della tradizione.
Sul finire della giornata i sorrisi e la fiera eleganza delle donne indigene ci hanno accolto nella Comunità di San Clemente, più di mille persone organizzate, che uniscono le forze e si aiutano in modo gratuito, nella tradizione delle “minga”, il lavoro collettivo.
Una serata di danze, musica e accoglienza vera, sincera, autentica. Un grande regalo a conclusione di una giornata intensa e intrisa di senso, senso della Comunità, senso della dignità e senso di uguaglianza.
Flavia Dian – Banca delle Terre Venete
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